Il Libro Bianco sulle bronchiectasie

55 Il libro bianco sulle bronchiectasie NARRARE È GIÀ UN PO' GUARIRE Sono Antonella, ho quasi 55 anni, vivo in provincia di Perugia e lavoro come commessa in un negozio di cancelleria. La mia storia come paziente bronchiectasica è iniziata nei primi giorni di settembre 2018, quando, convinta di avere la polmonite, perché non riuscivo a respirare bene e avevo anche sintomi come la debolezza e la febbricola pomeridiana, sono andata dal mio medico di base, il quale, dopo avermi visitato, mi disse che il torace era a posto, i polmoni liberi, e che si trattava semplicemente di stress. Sono quindi andata avanti con questi sintomi per più di tre mesi, fino al 18 dicembre 2018, giorno in cui, non riuscendo più neanche a camminare per la forte debolezza, per difficoltà nella respirazione e per un malessere generale, mi sono recata all’ospedale della mia città, dove sono rimasta ricoverata per quasi un mese. Dalla TAC del torace i dottori hanno subito visto che avevo le bronchiectasie e la polmonite. Poi dal lavaggio bronchiale, i cui risultati sono arrivati dopo quasi un mese di degenza, e dopo 15 giorni in cui mi avevano messo in isolamento per il sospetto di una malattia infettiva, è emerso che avevo il micobatterio atipico polmonare non tubercolare Avium Complex. Da lì è iniziato un calvario: la cura in quei 15 giorni di isolamento prevedeva la somministrazione di 18 pastiglie al giorno, presumibilmente tutti antibiotici, per un totale di 270 pastiglie. Uno shock incredibile per il mio organismo. Appena dimessa mi hanno prescritto la terapia del protocollo standard e analisi del sangue ogni 15 giorni per i primi 3-4 mesi, e poi una volta al mese, nonché TAC torace e lavaggi bronchiali ripetuti nell’anno. Durante i mesi successivi al ricovero, sempre nel 2019, continuavo comunque a sentirmi sempre male, con mancamenti, difficoltà a respirare e a fare le scale, febbricola e malessere generale. Ma i dottori dell’ospedale di Perugia continuavano a dirmi che per loro stavo bene, dato che i valori ematici di fegato e reni erano nella norma. In realtà io mi sentivo sempre peggio, giorno dopo giorno, un po’ forse per l’effetto dei farmaci che mi davano stanchezza e nausea, un po’ forse perché la terapia non era adatta al mio stato di salute in quel momento. Ho provato anche ad andare in altri ospedali, in altre Regioni, ma senza successo, e presa dallo sconforto e dalla disperazione, ho chiesto informazioni alla presidente dell’Associazione AMANTUM di cui ero diventata socia, ossia Antonella Previdi, su chi poteva essere il migliore specialista in questa malattia. Mi è stato quindi consigliato un professionista in Lombardia e dopo una rapida ricerca in internet ho capito che era la persona giusta da contattare ed ho subito preso un appuntamento con lui a Milano per il 19 dicembre 2019. Lì c’è stata la svolta! Non smetterò mai di ringraziare il Prof. Aliberti, il Professore che mi La storia di Antonella ʻʻ

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